意大利語(yǔ)小說(shuō)閱讀:Italo Calvino(58)
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Pietromagro è diverso anche nel parlare: - Pin! sei anche tu qui, Pin! - dice con una voce rauca, lamentosa, senza più imprecazioni; e si vede che anche lui è contento di incontrarlo. Prende Pin per i polsi, ma non come una volta per storcerglieli; lo guarda con le pupille incorniciate di giallo: - Sono malato, - dice, - sono molto malato, Pin. Questi bastardi non mi vogliono mandare all'infermeria. Qui non si capisce più niente: ormai non ci son più che detenuti politici e un giorno o l'altro finiscono per scambiare anche me per un politico, e mi mettono al muro.
- A me m'hanno battuto, - dice Pin e mostra i segni.
- Allora sei un politico, - fa Pietromagro.
- Sì, sì, - dice Pin, - politico.
Pietromagro ci sta pensando su. - Sicuro, sicuro, politico. Già pensavo a vederti qui che tu avessi cominciato a razzolare nelle prigioni. Perché quando uno comincia una volta a finire in prigione, non ci si leva più, tante volte lo metteranno fuori tante volte tornerà a cascarci. Certo se sei politico è un altro conto. Vedi, se l'avessi saputo, da giovane mi sarei messo nei politici anch'io. Perché a fare i reati comuni non si risolve niente e chi ruba poco va in galera e chi ruba tanto ha le ville e i palazzi. A fare i reati politici si va in galera come a fare i reati comuni, chiunque fa qualcosa va in galera, ma se non altro c'è la speranza che un giorno ci sia un mondo migliore, senza più prigioni. Questo me l'ha assicurato un politico che era in prigione con me tanti anni fa, uno con la barba nera, che c'è morto. Perché io ho conosciuto comuni, ho conosciuto annonari, ho conosciuto fiscali, ho conosciuto tutte le specie d'uomini: ma bravi come i politici non ne ho conosciuto.